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Il romanzo di Simoni (il mercante di libri maledetti) e la qualitą del bello
Di Alex (del 11/11/2011 @ 18:29:20, in Arte, linkato 1533 volte)

Dopo aver letto il romanzo di Marcello Simoni, "il mercane di libri maledetti", tra l'altro acquistato sia come libro che come ebook, ho fatto una riflessione.

Considerando quello che è stato detto nella prima di copertina: paragonandolo al "Nome della rosa" di Umberto Eco ed a "I pilastri della terra" di Ken Follett e considerando la mia frase sulla bellezza nell'arte: complessità della natura ricondotta all'equilibrio tramite profonde risonanze interne

devo dire che sono felice che si dia spazio ai nuovi scrittori "giovani", è bello che si creino Thriller medioevali, e che si parli di sapienze antiche, come l'alchimia e i magi, altamente rispettabli ed interessanti.

Però il romanzo mi ha lasciato uno strano retrogusto: come di qualcosa di sintetico, ossia con la stessa differenza che passa tra un frutto appena colto dalla pianta e uno che è stato settimane in una cella frigorigorifera.

Mi spiego: la cosa assomiglia alla sensazione dei libri fantasy scritti da Paolini (Eragorn, Eldest...), ossia che lo stile sia acerbo e per questo motivo l'intreccio e la storia risulti fittizia.

Ciò che rende davvero interessante un libro, o un racconto, e quindi anche un film, è la sua capacità di essere percepito come naturale, ossia occorre che i tempi dell'intrecccio siano verisimili (quante pagine di trattati d'arte sprecate su questo concetto) infatti la critica di JRR Tolkien alla versione in disegno animato del suo "Signore degli Anelli", in cui obiettava che anche il più assurdo volo della fantasia letteraria poteva essere accettabile se non usciva dalla regole interne del mondo appena creato (ove andando a cavallo non si poteva percorrere 200 miglia in 2 ore o volare più veloce di un jet se si hanno le ali!).
I tempi di fruizione umani, per quanto si viva un un'epoca dissennata per la velocità e la superficialità, sono gli stessi, quindi anche se ci metterò pochissimo a leggere 10 pagine, magari mentre cammino scorrendo un testo elettronico di un ebook, il mio cervello e la mia emotività apprezzeranno davvero un racconto in cui i personaggi ci vengono svelati a poco a poco in maniera NATURALE, non ogni 10 pagine matematicamente, in cui gli esseri umani, per quanto inventati, dovranno mangiare, bere, discutere, riflettere e dormire... anzi in questi momenti si crea un legame con gli eroi e le eroine del racconto. Non è possibile in metà pagina combattere, risolvere un enigma ed andare a dormire! Questi tempi sono, forse, da faldone per una sceneggiatura cinematografica, ma poi se il regista non saprà metterci i dettagli che creano la profondità saremo di nuovo nella stessa situazione!

La capacità di portare a riflettere oltre che a seguire l'azione, è ciò che crea le opere importanti, come "il nome della rosa".

Auguro a Marcello Simoni di proseguire crescendo in modo da creare davvero storie importanti e che trasmettano qualcosa.