Non passare la tua vita
solo
o uomo,
vivila, ora, in questo
breve attimo
che, come un lampo,
illumina la tua giornata,
non passarla solamente,
godila, riempiti di essa
come le forme si riempiono della loro sostanza,
anche tu ama
e non lasciarti
solamente
disegnare dal tempo.
Di Molly (del 28/10/2011 @ 18:23:53, in Racconti, linkato 1464 volte)
Ciao sono la Molly, vi presento due personaggi: Bira e Molla, due cagnoline che vivono in quel dei colli di Parma. I veri nomi sono Bira e Molly, ma si sa, per gli scrittori vale sempre la licenza, media prima di tutto, eppoi quella poetica.
Di Alex (del 12/10/2011 @ 21:32:09, in Racconti, linkato 3103 volte)
Tangeri è sporca e vecchia, la periferia ha una spinta al rinnovamento, ma con gusto, solo che è talmente in contrasto con la Medina (città vecchia) da risultare finta, come Gardaland. Tangeri sembra una vecchia prostituta sfruttata fino in fondo, ha il fascino del decadente e dei bassifondi tipici di un porto. Arrivare in pieno Ramadan e in una città così povera è un salto difficile, ma già il secondo giorno ci si abitua ai venditori, alle puzze e agli odori, ai suoni (i muezin con gli altoparlanti) e ai palazzi decadenti. Il cibo è ottimo e vi sono alcune situazioni di rara bellezza, come prendere un the alla menta nel caffè centrale della Medina, dove ti sembra stia per arrivare uno di quegli scrittori fine ottocento, con il cappello di paglia e il lapis. L'Hotel l'Ile Verte è accogliente e con stanze comode e abbastanza fresche.
Nella nuovissima stazione prendiamo un treno niente male dove ci immergiamo nella vita quotidiana delle famiglie del Marocco, dove salta all'occhio la fatica per il Ramadan e la diversa considerazione per uomini e donne già da bambini!
Marrakesh è una sorpresa, arriviamo in un albergo in centro, e dalla terrazza sentiamo i Muezin che salmodiano la pausa del Ramadan, assieme alla luna e ai tetti della città, seduto sui mordbidi cuscini sembra davvero una notte da mille e una... La piazza centrale è un tripudio di suoni e colori, peccato per le bancarelle numerate e la luce elettrica. Il caldo non permette il sonno nella cameretta del piccolo, ma accogliente, hotel Imouzzer, simile ad uno ostello, pieno di viaggiatori. Si lascia aperta anche la porta, e dopo il momento di condivisone notturno dei turisti in terrazza alle 3 di notte la magica atmosfera del Muezin e della popolazione che assieme pregano per l'inizio della nuova giornata di Ramadan. In Europa nonostante tutto i momenti di condivisione sociale si sono ridotti a Natale e qualche festa nazionale, che povertà. I suk sono affascinanti, pieni di cose diverse tutte insieme, coperti dal sole e con una patina di antico e decadenza tutti loro. Mangiamo su di una terrazza, in parte coperta da vetri colorati, con sedie di ferro battuto e poltroncine molto eleganti, attorniati da gatti e con la vista sulla vecchia moschea e un muro pericolante sormontato da un nido di cicogne, che attendono pigramente al sole.
La visita alla città antica mostra vie piene di gente, antichi muri di terra che hanno resistito al tempo e vestigia di opulenza antica. Sempre bellissime le decorazioni geometriche arabe, intagliate nel legno, dipinte, con la ceramica o nella pietra e nel marmo, i famosi arabeschi di una cultura che era senz'altro molto avanti allora.
Il pullman ci trasporta per vie inerpicate sull'alto Atlante, tra valli rigogliossime per la presenza dell'acqua e terreni sassosi e desolati, fino alla porta del deserto: Ouarzazate. Oramai abbiamo lasciato il Marocco del Nord e della storia per entrare nel Marocco antico e profondo dei Berberi, gli Amazir (Amazigh), il popolo libero o nobile, gli uomini blu. Più tranquillo, più ospitale, più sorridente, nonstante il Ramadan e il caldo.
L'arrivo a Ouarzazate con il caldo torrido delle 2 e il secco che toglieva il fiato è stato pesante, però l'hotel Bab Sahara (porta del deserto) nella piazza cebtrale, con una camera finalmente ampia e il bagno la vasca, è stato una salvezza. Ho potuto anche utilizzare il wifi! Verso sera, dopo la pausa del Ramadan, una sorpresa: la piazza si anima di autoctoni con piccolo mercato e concerto fino a tarda notte, con tanto di incantatori di serpenti e presentatore. Per essere un piccola città alle porte del deserto niente male! Poi il giro turistico! Il titolare dell'Hotel ci ha indirizzato al Royal, famoso appunto x i giri turistici.
Partiamo in pulmino assieme ad una coppia di fantastici ragazzi baschi e una simpaticissima coreana. Hassan ci dice cosa fare per gesti mentre si ferma in vari punti, dobbiamo camminare tra le piantagioni dei fiumi per vedere rovine e conoscere il posto. Nonostante il caldo la compagnia aiuta. Vediamo varie valli fino alla Valle dei Fichi (poco lontano da Boumalne Dades), l'hotel è bellissimo, in una vallata rigogliosa da cui si vedono delle formazioni rocciose stranissime, una montagna scavata dall'acqua e divisa in formazioni rotondeggianti ed un castello medioevale. La nostra giovane guida ci porta nel canale scavato dall'acqua e lo risaliamo a piedo fino a scalare una parte e trovarci sul crinale al tramonto: uno spettacolo da rimanere senza fiato. La sera cena berbera con salse, frutta, gli immancabili datteri e le onnipresenti olive, la serata si conclude con una divertente partita a carte in terrazza con tutta la conbriccola.
L'indomani si parte alla volta di Merzouga, il viaggio è lungo e spossante, con qualche pausa, verso sera si arriva nella strada sterrata, alcuni kilometri di sobbalzi e finalmente si arriva ad una Kasba (castello) a cui piedi la terra secca si trasforma come per incanto in sabbia, e dune desertiche, senza soluzione di continuità. Mentre sole scende, e dopo un'accoglienza con il The verde caldissimo, mentre si festeggia la pausa del Ramadan nella casa, non resisto a salire sulla prima dunetta ed a contemplare le prime dune vere. Poco dopo, a sorpresa, si avvicina un ragazzo con il turbante e ci chiede se siamo pronti. Oramai alla luce della luna ci porta 5 dromedari che poi fa sedere con un suono, facendoci salire sulle selle coperte da un tappeto. Il dromedario è un animale affascinante con questo lunghissimo collo, sono alti almeno due metri, procedono legati per creare la carovana, davanti il primo è guidato dal loro domatore che procede a piedi. Hanno teste lunghe e occhi grandi, le zampe si piegano molto agevolmente e terminano in due dita elastiche, come gli zoccoli dei cavalli, ma mobili e, credo, più morbide, onde poter sprofondare senza problemi nelle sabbie del Sahara.
Si procede alla sola luce della luna tra le dune sempre diverse, costellate di ciuffi secchi. Il calore accumulato dalla sabbia si espande dal basso. Dopo due ore intravediamo una luce tra le dune, alcune tende di teli e tappeti in una conca ai piedi di un erg molto alto. Si cena con formaggi, frutta, pane, marmellate, sdraiati su cuscini posti su un tappeto, si conclude la serata raccontando e risolvendo indovinelli, 10km nel deserto, sotto la luna, che ci vede anche addormentarci all'aperto, tra scarabacho che gironzolano e gatti bianchi. La mattina alle 5 ci si alza per vedere l'alba, ma salire le dune è molto più difficile di quanto credessi, la sabbia cede e si corre il rischio di scivolare fin giù. Le dune, con il sole, prendono la loro configurazione più affascinante, curve dolci e creste nette che il sole colpisce riempiendo le anse di chiari e scuri. Il deserto attira con il suo silenzio e la sua peculiarità. Il vento soffia sollevando ciuffi di sabbia dalle linee delle dune. Diversamente dall'uso dei fuoristrada, il cammino coi dromedari ci permette di percepire la struttura delle dune, di seguire la lentezza con cui si affronta il deserto, di osservare le tracce indovinando ciò che è accaduto la notte, come ci insegna la nostra guida. Le tracce di un topo inseguito dalla volpe, un enorme scarabeo che è passato, ed infine l'incontro, grazie alla guida, con un animale alchemicamente mitico, la salamandra, che si credesse potesse resistere al fuoco, e che comunque sa scomparire nella sabbia senza lasciare traccia! Si ritorna alla Kasba nel deserto appena in tempo, prima che il sole ed il vento rendano invivibili gli erg e dopo un breve commiato dagli altri del gruppo siamo soli. E siamo di nuovo in viaggio, come gli antichi scopritori, dopo il deserto e l'esperienza tra le dune, ecco un pullman spuntato dal nulla dopo una telefonata e 100dh. Cambiamo compagni di viaggio e ne acquisiamo uno, un signore spagnolo che ha vissuto un mese nel deserto, ora desidera i monti e parla bene l'italiano. Attraverso le zone desertiche, tra donne e uomini Amazir (Amazigh) e il caldo afoso di queste zone.
Scopriamo le montagne del medio Atlante, un altopiano più simile alla steppa, con ciuffi di piante, e anche delle tende come quelle dei Tuareg, per far pascolare asini e altri animali, ma in questo ambiente più umido, con pigri fiumiciattoli, sembra un ambiente che assomiglia alle vecchie campagne della mongolia. E poi un'altra sorpresa, le case verso la fine dell'altopiano, sono in stile occidentale, le località (Azrou e Ifrane) sono immerse nelle pinete e quasi totalmente realizzate con case dai tetti a punta e lo stile europeo, a parte qualche finestra con l'arco arabo e i nidi delle cicogne sui tetti.
L'arrivo a Fes è felice, dopo 6 ore di viaggio. L'Hotel Splendid, unica concessione al lusso di questo viaggio, è moderno e superaccessoriato, pieno di italiani. Il pullman ci aiuta conducendoci direttamente con un giro supplementare. Dalla città nuova alla Medina, passando per le varie mura. Al primo approccio la Medina e i suk, pieni di gente che cerca di fermarti e farti da guida, infastidisce, oltre al fatto che ci si perde facilmente. Dopo un bagno nella piscina dell'albergo un secondo giro però risulta piacevole, accettiamo anche una guida di un ragazzo e conosciamo così le antiche concerie e la cooperativa tessile. Molto piacevole anche la sosta al Cafè clock, vero locale per universitari, giovane e piacevole.
Da Fes si riparte con alcuni pacchetti in più alla volta di Meknes. L'arrivo non è dei migliori, la stanchezza, anche di chi fa il Ramadan, il taxista che ci costringe ad una spesa assurda, e l'arrivo in un zona povera, sporca e puzzolente della città non ci dispone positivamente. Poi però la cena nel Riad (antica casa), bellissima dimora piena di antichità, giardini e dalle pietanze ottime, e la città che si anima di sera con le partite a calcio dei bambini, i negozi che aprono, il tutto con le lampade che donano un po' di fascino in piu', ci riappacifica con la città. Meknes appare più dimessa, ma i palazzi storici, i musei, il mercato, la medina più calma e la piazza sono davvero notevoli. La gente poi si dimostra molto più socievole.
Si torna a Tangeri per l'ultimo atto. Ci convinciamo che i taxisti sono i più ladri, le false guide vogliono 10dh (1€) e al limite sperano che compriate qualcosa, e, anche se sono insistenti, non possono costringervi; i taxisti invece, falsi e non, vi chiedono 20/30dh invece di 5/10, danneggiando quelli onesti che usano il tassametro. Torniamo nello stesso Hotel, che ci fornisce una camera nuova molto bella, anche se la tv non funziona... Lo stesso ristorantino vicino per il pesce.
Infine. Abbiamo percorso circa 1500km, in treno, pullman e pulmino. Per tirare le fila direi che al di là delle scelte specifiche della religione musulmana, la condivisione diffusa della spiritualità è positiva e purtroppo si è persa in occidente, così come il rispetto per il sacro. Vi sono delle limitazioni, vissute anche di più per il Ramadan, ma anche più libertà rispetto ai tabù borghesi europei. La dimensione del rispetto sociale non mi è chiara ancora, così come i dubbi rispetto alla considerazione della donna, anche se credo che debbano fare la loro strada in questo senso. Apprezzo comunque la coesistenza pacifica di culture diverse, di modernità (cellulari, internet, corrente, neon, aerei, automobili...) e antichità (architetture, vita rurale, asini, cavalli, dromedari, carretti a mano, tradizioni, spiritualità); è strano vedere persone vestite moderne con l'ipad passare sotto porte antiche, quasi senza alcun intervento da secoli, assieme a suv e asini, vestiti lungi tradizionali e acconciature moderne. Sostanzialmente dunque, la situazione quotidiana in Marocco non è poi così differente dall'Italia, più del Sud Italia però direi: piccoli paesi, paesaggio che cambia, pianure, monti, mare, famiglie, lavoro, commercianti, al posto delle chiese le moschee con i minareti, povertà, ma anche ricchezza, antichità e città nuove, ricerca della modernizzazione, ma senza troppe esagerazioni. In ultimo: sarebbe bello che l'Europa e i suoi cittadini, si riprendessero la tradizione, la socialità, i sapori, i suoni, gli odori e i colori invece della fredda visione tecnologica dei computer e delle orribili architetture moderne che appagano solo i nostri occhi ed il portafoglio delle multinazionali. Si ringrazia la Guide Routard, senza la quale, questo viaggio, sarebbe stato piuttosto differente.
PS Mi scuso se qualche ente, albergo o altro possa non apprezzare i miei giudizi. TUTTE LE FOTO SONO REALIZZATE CON IL MIO FIDO PALM PRE base, che, una volta pulito da app e patch e dall'overclock con Uberkernel e Govnah, funzionava benissimo, sia per foto che per navigazione e upload su facebook, sia per scrivere questi appunti di viaggio.
Di Alex (del 16/12/2007 @ 10:25:07, in Racconti, linkato 1664 volte)
La stanza
-Il ragazzo entrò nella stanza grigia, con una sola finestra della ragazza che diceva di vedere e di vivere nel nulla.
-Ciao-
-Ciao, io sono Amalia.-
-Io Alessandro.-
-Cosa vuoi ,Alessandro, da me?-
-Qual'è la tua malattia?-
-Io vedo il nulla-
-Portami con te.-
-Sei un ragazzo particolare Alessandro, nessuno mi aveva chiesto quello che tu mi chiedi-
-Anche tu sei particolare-
-oh si, ma di una solita particolarità, io sono abitualmente strana, mentre tu nella tua normalità di vita, sei invece particolare. Però hai bisogno di aiuto per esprimere le tue possibilità-
-allora vuoi aiutarmi?-
-tu cosa chiedi in cambio del fatto che io ti aiuti?-
Il ragazzo sorrise dolcemente
-di aiutare te-
-daccordo allora vieni con me-
La ragazza lo prese per mano e lo portò sul fondo della stanza completamente spoglia e grigia nel pavimento, nelle pareti e nel soffitto. Lui chiuse istintivamente gli occhi, ma mentre lei parlava non poté fermarsi dall'esprimere tutta la sua stanchezza con un grande sbadiglio
-sai io vedo il nulla ed il nulla è dentro di me...-
-allora tu sei parte del nulla più che vederlo proprio-
-sì, è bello come puoi comprendere anche se sei distratto ..., sei un ragazzo davvero particolare-
-vedi tu dici le cose come se sapessi tutto su di me, e quindi per questo puoi aiutarmi, ma se hai accettato che anch'io ti aiuti allora devi credere che anch'io sappia qualcosa di te-
-un ragionamento molto accurato e razionale, mio buon amico, e credo che in effetti tu abbia ragione; ora dimmi tu cosa fai quando senti il nulla-
-beh devo dire che tento di scacciarlo, usando il computer, guardando la televisione o... beh con il sesso-
-già, con il sesso, anch'io alle volte lo uso, vuoi provare?-
-no, ora no, voglio conoscere il nulla, non fuggirlo-
-già sei un ragazzo tutto di un pezzo-
-ma io veramente… non credo-
-sai è proprio questo il problema, non lo credi, ma lo sei comunque, devi avere più fede in te per viverti-
-sai mi chiedevo com'è questo nulla-
-già non è semplice, è solo… il nulla-
-ma come mai ogni tanto ci torni, se, come credo, non ti fa piacere-
-mi sono abituata così da bambina, sono stata spinta nel nulla, ed ora ci torno spesso-
-ah come diciamo se uno provasse una ciliegia amara, certo attorno ha tutte quelle dolci, ma pur se disgustoso prova il desiderio di riprovare quel gusto... diverso, e comincia a cercarlo, e garantisce così la sua indipendenza anche...-
-si esatto, vedo che capisci bene il nulla e cosa si prova, forse, anche tu...-
-beh no, a me non piace, ma l'ho provato, lo capisco-
-beh ci si abitua a mangiare queste ciliege e poi non si finisce più di cercarle e di riprovare quel gusto-
-sai io però non sono così perché ho trovato un'altra via.-
-cioè?-
-oltre alle ciliege amare e quelle dolci ne esiste un altro tipo, che anch'esso è raro, e non è così dolce come le solite, non si ferma al succo ed alla carne della ciliegia, ma contiene in se tutto l'albero ed altro ancora ed è magnifico provarlo…-
-hum…-
-...e anch'esso possiede le qualità della ciliegia amara, non è la solita ciliegia, è rara, ma è differente perché è, per così dire, “profonda”, e positiva; mentre quasi tutti tendono a mangiare solo le solite ciliege, e si fermano a quelle o perché non credono ad altro, o perché cercando hanno paura di trovare quella amara e preferiscono scordarsi della sua esistenza, di quello che provavano quando anche loro la cercavano (arrivando fino a chiudere nelle camere coloro che ancora la desiderano), oppure, infine, perché scelgono di rimanere alle ciliegie normali per la fatica che fanno a cercare qualcosa di più; alcuni fanno questa esperienza delle ciliegie “profonde”, diciamo così, e solo pochi poi decidono comunque di riprovarla a tutti i costi e non smettono di cercare, di ricordare e di tentare.-
-dunque qualcosa di simile ma opposto al nulla-
-si esatto-
Il ragazzo aprì gli occhi e si trovo' in un baratro nero come sospeso nel nulla, con a fianco la ragazza; pur spaventandosi all'inizio riprese però forza guardando la ragazza, essa gli disse
-vedi non esiste altro nel nulla-
Alessandro si guardò attorno:
-non è vero, anche il nulla è qualcosa, ed ora abbiamo persino un vantaggio, ora possiamo essere tranquilli e vivere quel qualcosa che siamo noi-
E le diede un bacio, a quel punto l'intero mondo del nulla si colorò di fiori e fantasie, di quadri, uccelli strani, palazzi: tutto ciò che abitava nella mente e nel cuore del ragazzo, perchè finchè siamo noi nel nulla allora quel posto è pieno di un mondo, che siamo noi stessi.
-tutto questo sei tu Alessandro-
Disse lei felice,
-ora posso capire ed esserci nel nulla.-
I ragazzi si baciarono ad occhi chiusi e quando li riaprirono erano di nuovo nella stanza, ma entrambi i loro cuori ora palpitavano di vita e la stanza non era più così grigia.
Di Alex (del 16/12/2007 @ 10:21:18, in Racconti, linkato 1579 volte)
La vendetta di Palios
Il ragazzo leggeva sdraiato sul letto, tra le coperte aggrovigliate ed il cuscino piegato alla bellemeglio dietro la testa.
Un bel libro, con carta patinata, bei disegni ed una grande mappa all'interno che disegnava le vie dei personaggi e le loro avventure. Ramion il nano e Lendil l'elfo uniti assieme ai loro popoli per la prima volta nella lotta per la sopravvivenza contro le armate nere, e il gruppo dei Cercatori, i rappresentanti dei vari popoli delle Terre Selvagge che cercheranno di sconfiggere il Mago Nero: Dwold, Eleanor, Mirmin, Allanon e Caino.
Il sonno cominciò a prendere il ragazzo che lottava per riuscire a finire la lettura, mancavano poche pagine, ma pian piano gli occhi si chiusero e le mani lasciarono scivolare il libro sulla coperta, mentre la copertina si slabbrava e mostrava il titolo del romanzo: "La vendetta di Palios".
Mi misi dietro l'angolo e aspettai, quando il mago alzò le mani per lanciare l'incantesimo... lo presi per i polsi e strinsi fino a farlo urlare, poi lo scagliai con tutta la mia forza contro gli alambicchi e il suo tavolo, egli cadde a terra distruggendone gran parte e mi guardò con stupore misto ad una strana paura.
Palios guardò quello sconosciuto, quell'essere che gli stava davanti, che aveva osato entrare nel suo laboratorio e che... c'era qualcosa di estremamente strano in quegli occhi, nella capigliatura, persino nel suo respiro... egli era... era un uomo r-e-a-l-e!!!
Come, come aveva fatto ad entrare in questa dimensione ?!
Annaspò col respiro per lo stupore ed il gelido terrore che lo prese. Se quell'essere conosceva il resto della storia avrebbe potuto anticiparlo in ogni mossa, finanche ucciderlo! Ma cosa diavolo ci faceva quel dannato lettore nella sua storia... Si costrinse a pensare. Come personaggio non aveva molte possibilità di sfuggire alla storia che l'autore aveva creato per lui, ma in questo caso non fronteggiava altre dimensioni fantastiche, si erano incontrate due dimensioni totalmente ed assolutamente incompatibili!
Tutti i personaggi vivono la loro trama pur essendo consapevoli nel profondo di tutto ciò che li circonda e che li ha creati, ma non sono poi molti quelli che sono costretti a squarciare quel velo e mostrare tutte le loro nudità al lettore!
Forse se si fosse costretto a seguire sì la storia, ma variando anche di poco gli avvenimenti....
Il mago aveva il volto deformato e sempre più sconvolto.
Mi rammarico solo di non avere letto fino in fondo il romanzo, mi sono addormentato con una enorme rabbia e con un grande desiderio di entrare e fermare quel dannato stregone da quattro soldi, ed ora SONO QUI! Posso toccarlo e fermare i suoi sporchi piani! Ora mi muovo e lo branco di nuovo.
-"Dannazione!"
Palios pensava alla sua situazione.
"Certo io sono il personaggio negativo della storia, ma ormai nella nostra epoca non esistono più personaggi tutti cattivi o tutti positivi, anch'io d'altronde ho le mie buone ragioni e le mie qualità, e so essere fedele ai miei alleati! Devo assolutamente spiegarglielo."
Il mago nero aprì la bocca, ma nessun suono ne uscì: era troppo lontano dal racconto che doveva svolgersi.
Nel frattempo gli eventi precipitavano, il gruppetto dei prodi, l'elfo, la ragazza, il giovane mago, il nano e l'antico signore, era riuscito a penetrare nel castello e stava per recuperare la pietra magica che avrebbe fermato le armate nere.
Palios avrebbe dovuto distruggerli con il suo potente incantesimo.
Il mago ripassava nella sua mente tutti gli avvenimenti accaduti negli altri volumi, in effetti questo era solo il quinto libro, ed il suo autore di solito si muoveva con sestilogìe di grande successo, non era giusto che lui non potesse avere il suo attimo di gloria. Il romanzo doveva finire con la sua vittoria! D'altronde non era una cosa poi così grave: ci doveva sempre essere un vincitore, per garantire la governabilità ed il senso degli avvenimenti, e nella storia umana si sa che si hanno periodi di grande libertà e felicità alternati con gravi tempi di violenze, sopraffazioni e dittature bagnate nel sangue dei sudditi. Palios era solo una pedina in questo gioco della necessità storica.
Nel passare accanto al tavolo delle magie, mi accorsi di un grosso pezzo di ferro usato per mescolare le pozioni acide, lo brancai con voluttà e decisi di passare all'azione.
Alzai il randello e lo brandii per colpire con tutta la forza quell'essere schifoso...
Non c'erano più tante possibilità... Palios annaspava con il cervello alla ricerca di una soluzione rapida, doveva, doveva esserci qualcosa... Neppure il racconto originario era poi tanto diverso intuì Palios con un improvviso ghigno di felicità, la spada del cavaliere era ora un randello di metallo, ed il finale vedeva l'unico superstite del gruppo con la mano bruciata dall'antica spada resa incandescente!
"Cavolo! " mi sono svegliato urlando, guardo la mia mano per un attimo, è rossa e gonfia, ma non perdo tempo e mi butto sul libro abbandonato a terra vicino al letto usando la luce fioca del lampione sotto casa, mi manca solo l'ultima pagina.
Il mago alzò le mani al cielo...
1-, una strana luce si fece strada nei suoi occhi e un sorriso comparve, lievissimo, sul suo viso. Rimase per un po' a pensare mentre accostava le mani al petto ed osservava intensamente fuori dal pertugio.
Lontano Ramion e Lendil concentrarono la loro attenzione sull'enorme quantità di armate nere che stavano riempiendo la valle, sarebbe stato impossibile, anche con tutti quei macchinari inventati dai nani, fermarli tutti. Mentre la polvere copriva i lati delle colline, Ramion lanciò un'occhiata in lontananza, tra la bruma si scorgeva una nera torre che sovrastava la pianura bruciata, là, forse, i suoi amici avevano trovato la morte, ed il nero mago stava per lanciare l'ultimo incantesimo.
Palios si scosse, ora sapeva cosa fare. Raccolse da terra il pezzo di ferro e sussurrando alcune parole lo trasformò in un materiale elastico, quindi lo plasmò con forza e con un tocco lo trasformò in un pregevole scettro di metallo. Aprì una porticina sul muro e scese rapidamente le scale profonde.
Eleonor brandì la spada con entrambe le mani ed urlò con tutto il fiato contro il drago. Dwolf fece appena in tempo a scansare la coda enorme e a scivolare tra due rocce della parete nascondendosi nell'oscurità. Mirmin scagliò la sua ultima freccia dorata colpendo la bestia all'occhio sinistro e permettendo ad Allanon di recuperare la spada.
"Eleonor prendi Mirmin e raggiungi Dwolf sulla parete!"
Allanon urlava per superare il rumore assordante del respiro del drago, e intanto cercava con gli occhi dove era finito il giovane mago. Quando li vide tutti e quattro uniti vicino all'uscita spiccò con un fendente una delle squame dorsali del mostro e si mise a correre dalla parte opposta per compiere in fretta il resto del cerchio, mentre teneva lo sguardo fisso sugli amici.
Palios raggiunse la tana del drago per il passaggio segreto sotto la torre. Quando gli occhi si furono ambientati all'oscurità distinse il gruppetto che tentava di scalare la parete per tornare all'uscita, Dworf teneva con cura nella mano la pietra del destino ed Eleonor lo aiutava nella salita. Li guardò con una strana voglia di ridere, poi si voltò di scatto verso il drago che stava per lanciare la sua fiamma sul gruppo.
"Azka Thka!"
Il drago chiuse le sue fauci e si piegò al volere di quelle parole pronunciate con autorità.
Eleonor lasciò il vecchio nano e si lanciò verso il mago, ma prima di raggiungerlo fu presa e sollevata da una forza invisibile. Caino, che fino ad allora era stato come in trance per recuperare la sua energia, aprì gli occhi di scatto e pronunciò con grande forza nove delle dieci parole dell'incantesimo, ma alla decima la bocca si bloccò come in una risata senza voce. Mentre l'elfo prendeva la mira con la sua fionda Allanon fece suonare la sua voce profonda:
"Basta Mirmin, aiuta Dworf a scendere dalla roccia, se il signore delle tenebre ha bloccato il drago e non ci ha ancora ucciso pur avendoci scoperto non credo che lo farà proprio adesso."
"Giusto, mio caro Allanon, non sono qui per combattere, ma per parlare, se me lo permettete."
Con un gesto della mano fece scendere Eleonor e lasciò le mascelle di Caino.
"Non fidarti Allanon! Potrebbe essere solo un gioco per lui!" urlò Eleonor appena posati i piedi sulla roccia.
"Ha ragione Allanon, se avessi voluto cancellarvi avrei potuto farlo già da tempo, sapevate che in questo castello i miei poteri sono illimitati, e niente può fermarmi, ma non sono qui per gloriarmi." Allanon posò la spada nel fodero e si avvicinò al mago nero.
"Questo è tuo, se sei disposto a fare un accordo." Palios porse lo scettro al cavaliere e lasciò cadere le sue difese magiche per permettere ad Allanon di prenderlo.
"Quale sono le tue condizioni?" chiese Allanon.
"Nessuna in particolare e tutto in generale. Sono disposto a ritirare ogni pretesa sulle terre mediane, ed a contribuire alla rinascita di Turnin, distrutta dalle mie armate, ma in cambio voi mi lascerete il mio castello e le Terre Bruciate attorno, affinché possa continuare i miei studi e affinare la mia arte." Allanon guardò i suoi compagni esterrefatti, ma duri nello sguardo e nel viso.
"E riguardo alla pietra?"
"Potrà restare nelle vostre mani ed essere utilizzata per la ricostruzione delle Terre Selvagge, ma non dovrete mai portarla o dirigerla verso i miei territori. Per quanto riguarda il resto vi do un unico consiglio, affrettate il vostro ritorno e badate di non tralasciare nulla nella istruzione dei vostri figli, io credo di avere avuto un'esperienza interessante in questo ultimo incontro, ma non posso garantirvi che le nostre vite non si incontreranno e non porteranno a termine quello che era stato scritto per loro un tempo."
Con un rapido fruscìo del mantello scuro Palios scomparve lasciando Allanon e i suoi compagni testimoni di un incredibile finale.
FINE 1
2-, pronunciò la parola magica e si udì un grande boato, fumo azzurro si sparse dalla fiamma sempre accesa del forno...
Allanon corse per i corridoi come preso da furore, le lacrime gli annebbiavano la vista ed ogni muscolo gemeva come se stesse per strapparsi. I suoi amici, tutti i suoi compagni erano scomparsi in una nuvola di fumo nero, la pietra era ancora saldamente nelle grinfie del drago, tutto era perso. Ma un grande furore, un desiderio folle gli prendeva il cuore: lottare fino all'ultimo e strappare il cuore al mago, anche se nulla avesse potuto con la sua sola spada. Giunse in cima alla torre mentre si diradava lentamente la nube azzurrina, il mago era sdraiato a terra, con la testa appoggiata al muro e sogghignava con una luce maligna negli occhi, era troppo contento di quella liberazione, Allanon non si fermò un solo istante e seguendo il suo destino di cavaliere balzò davanti a Palios e gli immerse la spada nel cuore.
FINE 2
Di Alex (del 01/09/2007 @ 21:43:30, in Racconti, linkato 1852 volte)
In una piccola cittadina francese, ai confini delle grandi città, ma su di una strada molto utilizzata, esisteva una ditta che produceva formaggi.
Il Signor Palau, così si chiamava il fondatore, ci aveva speso tutto il suo tempo agli inizi del secolo scorso, da piccola fattoria era diventata, piano piano, uno piccolo spaccio e quindi un vero negozio proprio al limitare della cittadina.
Suo figlio aveva continuato la tradizione e ora stava lui dietro al banco.
La specialità che aveva ereditato consisteva in ben 17 tipi di formaggi teneri, alla francese.
Con le erbe, con il latte di capra, stagionato, giovane, di caglio, al pepe nero e al pepe verde, con la foglia di vite, aromatizzato...
E, come faceva suo padre, continuava a preparare ogni mattina gli assaggi di ciascun formaggio, per aiutare le signopre o i signori nella scelta, e per mettere in palio le famose formine per i bambini.
Infatti, oltre alla forma solita la formaggeria era famosa anche per vendere piccole formine di 2 centimetri da portare a casa tutte assieme.
Ma al bambino che avesse saputo riconoscere il formaggio all'assaggio andava una confezione completa con tutti e 17 i gusti!
Avvenne quindi che entrò nel negozio un bimbo assieme alla madre. Il suo nome era Joseph Rounou, e nonostante fosse affetto dalla sindrome down, era sveglio e attento.
Il giovane Paleau (detto anche il "figlio di Paleau", tanto oramai ci era abituato) propose, come sempre, al bambino l'assaggio dei suoi formaggi e dopo avergli fatto provare almeno una decina dei suoi famosi formaggi, gli diede il pezzo di prova.
Joseph meditò un attimo, esitò poi indicò un formaggio tra i tanti.
"Purtroppo è sbagliato caro, ma vedri che riuscirai meglio la prossima volta!" disse Paleau.
Non era così semplice, di solito riuscivano ad indovinare una o due volte all'anno, più per fortuna che per altro.
Dopo qualche giorno la mamma e Joseph si ripresentarono nel negozio, Joseph era piuttosto nervoso.
Venne il loro turno, e la mamma acquistò alcuni formaggi, del latte fresco e un po' di lievito.
La fatidica domanda arrivò poco dopo: "Vuoi provare un'altra volta Joseph?".
Il bimbo annuì, gli venne dato il solito assaggio preso da dietro il bancone, Joseph lo assaporò, e questa volta sorrise sicuro ed indicò il formaggio di capra con le erebe di montagna.
"Bravo!" disse Paleau.
Nei mesi successivi Joseph tornò verie volte e la coa particolare era che ormai non sbagliava mai ad indicare il formaggio, aveva un vero talento per i sapori.
Non era l'unica sua particolarità però.
Durante una visita al negozio, oramai aveva compiuto 12 anni e ci andava da solo, accadde che Paleau facesse un conto piuttosto complicato ad una signora prima di Joseph, doveva sottrarre un vecchio credito, aggiungere un vecchio debito, stornare un errore e calcolare uno sconto.
Alla fine disse il suo risultato dopo aver battuto sulla macchinetta.
A quel punto però intervenne il ragazzino. "Mi scusi signor Paleau, ma il risultato non è 125,70 euro, ma 137,02."
Tutti si voltarono verso il ragazzo e Paleau rifece con più calma il calcolo, era effettuivamente 137,02 euro.
La vita scorse lenta e a tratti veloce come solo può accadere nei piccoli vilaggi o nelle cttadine ancora a contatto con la natura.
Quando Joseph compì 18 anni sua mamma lo iscrisse alla facoltà di matematica della città vicina.
Qualche giorno appresso Paleau vide entrare Joseph e la mamma. "Come va allora?" domandò.
Si rese conto che erano entrambi tristi. "L'università non ha voluto accettare Joseph, per cui non sappiamo cosa fargli fare, credo che dovremo scgeliere qualche fabbrica dove farlo lavorare". Paleau non rispose.
Trscorse il resto della giornata pensieroso, ma con una strana luce neglio occhi.
Verso sera chiuse il negozio, prese il suo vecchio camioncino delle consegne ed invece di dirigersi verso casa procedette dall'altra parte.
Arrivò a casa Rounou dopo qualche minuto, suonò.
La mamma fu colpita dal vedere il bottegaio. "Ci ho pensato tutto il giorno signora Rounou, e vorrei farvi una proposta."
Attese qualche attimo poi proseguì: "Io sto invecchiando e mi piacerebbe molto avere un aiuto al negozio, inoltre sarebbe un male che una volta raggiunta una certa età non ci fosse nessuno a continuare la tradizione di mio padre, un vero re dei formaggi francesi!"
"Joseph è oramai un vero conoscitore dei miei formaggi, ed è bravissimo con i conti, potrebbe lavorare con me."
Il giorno dopo al negozio dietro al bancone c'era sempre il signor Paleau, ma dalla grande vetrata dietro si vedeva in ufficio Joseph che stava mettendo a posto i libri contabili.
Una volta completato il lavoro contabile Paleau passò Joseph al bancone, e dopo i primi dubbi del pubblico non vi è alcun dubbio che egli divenne il commesso preferito da tutti: si ricordava i gusti di ogni cliente, divertiva i bimbi riconoscendo i formaggi anche solo dal profumo, ed aveva un vero talento per i numeri; dopo i primi giorni Joseph di rivolse al signor Paleau: "Posso farle una proposta?", "Certo, Joseph, dimmi", "Credo che la disposizione dei formaggi nella vertina sia sbagliata, negli ultimi tempi i clienti hanno scelto più spesso "la Crosta della Normandia", mentre "il Dolce-latte di montagna" è stato acquistato una sola volta, occorrerebbe decidere se si vuole assecondare i clienti o proporre anche i formaggi meno conosciuti".
Da allora il negozio fu sempre preparato da Joseph e i clienti si lasciarono convincere a provare nuovi sapori e nuovi piaceri.
Dopo vari anni il negozio e la produzione passarono a Joseph per espressa volontà del signor Paleau.
Ancora oggi lo si può vedere sulla vecchia strada provinciale che va dalla grande città alla cittadina di campagna.